Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le manifestazioni che, in forme differenti, mettono in discussione alcuni aspetti della nostra società, in particolare la velocità che non permette all’uomo di riflettere e l’eccesso di comunicazione che impedisce all’uomo di esprimersi.
Il bisogno di silenzio per curare una coscienza non più vigile, perché vittima dell’accumulo di stimoli a cui è quotidianamente sottoposta, è stato accostato dalle Sentinelle in Piedi alla necessità di un ritorno a una presunta famiglia naturale fondata sull’unione tra l’uomo e la donna.
Il fatto che in tali manifestazioni si affermi che l’unione civile omosessuale possa essere considerata uno degli strumenti con cui la società cerca di distruggere l’uomo e la civiltà e sia quindi da considerarsi liberticida nei confronti di chi non ne condivide i presupposti ci trova in forte disaccordo.
Per questo abbiamo chiesto a una famiglia omosessuale della nostra città di raccontarci la propria storia.
Una famiglia: ci raccontate brevemente la vostra storia?
Ci siamo incontrate quando avevamo 10 anni; ci siamo innamorate a 20 anni; viviamo insieme da quando ne avevamo 30 e siamo diventate mamme a 40. A 50 anni probabilmente ci sposeremo!
Anche se forse abbiamo cominciato a considerarci famiglia quando è nato nostro figlio, in realtà lo siamo da quando la vita comune ha concretizzato l’amore e la responsabilità l’una per l’altra.
Sul piano storico e teorico il concetto di famiglia naturale è facilmente contestabile, basti pensare che la famiglia tradizionale, così come molti la intendono oggi, è nata solo sessant’anni fa, e che tradizionale non è sinonimo di naturale. Ma per un attimo facciamo finta di…
Qual è la cosa più naturale che succede nella vostra famiglia?
Quale la cosa meno tradizionale che succede nella vostra famiglia attuale e quale nella famiglia in cui siete cresciute?
A parte alzarci ogni mattina (con fatica), accompagnare nostro figlio a scuola, andare al lavoro, pensare alla cena, portare il piccolo a letto la sera non prima di avergli letto delle storie preferibilmente (per lui) lunghe, pranzare la domenica dagli uni o dagli altri nonni… La cosa più naturale che succede nella nostra famiglia è il fatto che ci siano due genitori che si amano e che per amore hanno messo al mondo un figlio che è il loro tesoro.
Quello che non è tradizionale nella nostra famiglia è la totale e assoluta interscambiabilità del ruolo genitoriale tra noi due mamme.
Elena ha una famiglia d’origine così tradizionale che di più non si può.
Nella famiglia di Vale: il babbo che ogni mattina portava il caffè a letto alla mamma, che accompagnava i figli a scuola, si occupava il sabato della spesa…
Incontrate problemi nel rapportarvi con le altre famiglie alla scuola materna o in altri ambiti della vita quotidiana?
Finora non abbiamo mai avuto problemi coi genitori dei compagni di nido o di scuola dell’infanzia, né con educatrici o maestre, vicini, parenti e in generale persone che abbiamo incontrato. I problemi nascono nei rapporti con l’istituzione e sono legati alla mancanza di riconoscimento legale del rapporto genitoriale di una delle mamme.
Li affrontiamo tra le altre cose modificando ogni modulo con cui entriamo in contatto dalla scuola al servizio sanitario, facendo in modo di farci entrare tutta la famiglia.
Non ci è riuscito invece, per esempio, nel momento in cui abbiamo richiesto la carta d’identità di nostro figlio, che riporta, dietro, il nome di una mamma e un trattino accanto a: paternità, trasformando in “senza” papà una famiglia che è “con” due mamme.
Qual è per voi il confine tra pubblico e privato e in che modo l’uno influisce sull’altro?
Questa domanda richiederebbe una riflessione lunga…
Noi abbiamo sperimentato che la nascita di un figlio assottiglia questo confine e mette in continua relazione il privato col pubblico, la coppia con la società, la vita famigliare con la comunità: il quartiere, il territorio, la città e più su lo Stato.
Nel migliore dei mondi possibili, secondo noi, il pubblico dovrebbe influire sul privato facendo sì che esso non si chiuda in se stesso, viceversa il privato dovrebbe influire sul pubblico facendo in modo che esso non omologhi, ma accolga individualità e differenze.
Secondo voi, esiste una relazione tra le sentinelle in piedi e tutte le altre contestazioni legate al tema della presunta ideologia del gender e il razzismo?
Nella mozione del gruppo consiliare PdL per l’istituzione di una data per la celebrazione della “festa della famiglia naturale” e l’introduzione di misure a sostegno della stessa presentata il 10 aprile 2015 da tre consiglieri della città di Busto Arsizio, questa relazione emerge in modo chiaro dal momento che vi si dice che il diritto alla casa, diritto sacrosanto, vada garantito in primis a tutti gli italiani e che è inaccettabile che le case popolari costruite con le tasse dei nostri cittadini italiani ospitino per la maggiore cittadini stranieri. In generale le sentinelle in piedi sono appoggiate da Forza Nuova, Fratelli d’Italia… Ed è sempre Forza Nuova che qualche tempo fa bruciava in piazza “Piccolo Uovo”.
Siete andate all’estero per concepire vostro figlio, pensate mai di andarci anche per crescerlo?
Sì, ci abbiamo pensato e ci pensiamo. Ci sono davvero tanti Paesi in cui la nostra famiglia potrebbe essere riconosciuta: Spagna, Francia, Inghilterra, Danimarca, Belgio, Germania, Olanda, forse, nel momento in cui stiamo parlando anche la cattolicissima Irlanda… Ma le nostre radici sono qui, è troppo forte la nostra rete relazionale.
Se doveste dare un libro da leggere alle sentinelle che libro scegliereste?
Un romanzo (che allarga gli orizzonti della definizione di “ famiglia”): Il Paradiso degli Orchi di Daniel Pennac; un libro per bambini: Il Grande Grosso Libro delle Famiglie di Mary Hoffman; un saggio: Buoni Genitori di Chiara Lalli.
Qual è la vostra opinione rispetto al ddl Scalfarotto e in che modo questo può aiutarvi o meno nelle situazioni che affrontate quotidianamente o che avete dovuto affrontare?
In realtà, in relazione ai problemi che affrontiamo nella vita quotidiana, stiamo seguendo con attenzione il percorso del ddl Cirinnà che, pur essendo ancora discriminatorio nei nostri confronti, rappresenterebbe comunque un grande e importantissimo passo verso l’uguaglianza, con delle tutele nei confronti dei figli delle coppie omosessuali. Il ddl Scalfarotto giace in parlamento da oltre due anni (è stato ampiamente modificato) rappresenterebbe comunque un passo verso la civiltà del Paese anche se, nel momento in cui venissero riconosciuti pari dignità, pari diritti, e pari doveri a tutti i cittadini della repubblica italiana, il ddl stesso potrebbe essere superato.
26per1 ringrazia Elena e Valentina per la disponibilità e ribadisce la sua totale opposizione alla manifestazione delle Sentinelle in Piedi in programma per oggi, sabato 23 maggio a Busto Arsizio, dalle ore 17.30 in Piazza Santa Maria.
[Intervista a cura di Elisa Virgili e Carolina Crespi]