Aggratis

17 11 2011

E’ notizia di questi giorni che AGESP, azienda municipalizzata del comune di Busto Arsizio che, fra le altre cose, è deputata alla gestione del patrimonio comunale, abbia lanciato un “concorso di idee” per un ipotetico recupero dell’ormai celeberrimo Calzaturificio Borri, struttura di innegabile valore storico ormai fatiscente, acquistato dal Comune di Busto Arsizio, a peso d’oro, ormai più di dieci anni fa (giunta leghista di Gianfranco Tosi, oltre all’acquisto si parlava di ipotetiche destinazioni di utilizzo già allora).

Questo “concorso di idee”, il cui testo si può consultare nella versione originale a questo indirizzo, pone a nostro avviso delle strane modalità di presentazione delle proposte in relazione alla loro valutazione e soprattutto alla loro successiva ed eventuale messa in opera.

Dal testo dell’avviso di AGESP si chiede infatti agli interessati di predisporre “un progetto che individui le destinazioni dell’intero complesso (immobili e area circostante)“. Tale progetto, implicitamente a carico dei potenziali interessati, dovrebbe includere “elaborati grafici, che, dovranno contenere, in scala adeguata: inserimento dell’intervento proposto nel contesto, piante, disegni tecnici, diagrammi, viste prospettiche e/o quant’altro necessario alla descrizione della proposta.” Nell’avviso si richiede inoltre una “relazione illustrativa (max. 5 cartelle A4 ), tesa ad illustrare il contenuto della proposta, ed in particolare: i contenuti essenziali del progetto; le strategie e le modalità finanziarie di esecuzione; studi di fattibilita finanziaria e gestionale.

Se si continua a leggere si saprà che “le proposte presentate saranno valutate da un nucleo di valutazione che sarà individuato con successivo atto e composto da esponenti dell’ Amm. Comunale e di Agesp Servizi S.r.l. […] Il giudizio del nucleo di valutazione è inappellabile, e si concluderà con una graduatoria di merito e l’esito sarà comunicato a tutti i concorrenti.” Quindi, l’ente si riserva chiaramente di decidere quale/i idee possano essere sviluppate.

La vera sorpresa arriva adesso. Si legge infatti: “L’idea o le idee selezionate sono acquisite in proprietà a Agesp Servizi e, previa eventuale definizione degli assetti tecnici, possono essere poste a base di un concorso di progettazione o di un appalto di servizi di progettazione.

Traduzione: se sei interessato a questo concorso di idee e decidi di investire tempo e denaro nella stesura di un progetto dettagliato e professionale (la presenza di un professionista abilitato è obbligatoria), quel progetto cessa di essere tuo nel momento in cui viene selezionato. La proprietà di quel progetto diventa a quel punto di AGESP, che può (senza obblighi) indire un bando/gara d’appalto/etc al quale tu non hai alcuna garanzia nè di avere i requisiti di partecipazione nè di successivi servizi di gestione di quanto da te proposto. Nè, tanto meno, il tuo LAVORO di progettista ed ideatore viene riconosciuto. Insomma, bella idea, la prendiamo, ma hai lavorato gratis.

Ci limitiamo a dire che questa è una strana concezione del concetto di “Partecipazione”, ammesso che questo fosse uno dei fini dell’iniziativa. E che la realizzazione di una mostra con le idee più meritevoli (scartate), per quanto interessante possa pur essere, non ripaga in alcun modo il valore professionale di stesura di un progetto di recupero.

Lasciamo a chi legge qualunque altro tipo di considerazione.


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